"
Buona sera, cara signora …è pronto l’abito da sera per la prima alla Scala?
"Certo, cara, me so fata cusire un abito da gran sera, el xe blu notte, con scollatura e guanti al gomito.. de gran elegansa, ciò....
"E i gioielli?"
"Ah, varda, me metarò la “parure” de zafiri, seto, quea coi diamanti, che me g’aveva regalà el principe...."
No, non sono impazzita, non è delirio vano questo …ma sabato sera mi è venuta in mente, come una fulminazione improvvisa, che mi ha lasciato sospesa tra una risatina solitaria in cucina e un groppo in gola, la telefonata tradizionale che si scambiavano tutti gli anni, la sera del 7 dicembre, mia madre e l’amatissima zia A, che – pur non essendo milanese – del santo patrono meneghino portava il nome.
La telefonata beneaugurante in occasione dell’onomastico della zia si trasformava in una conversazione surreale, tra lei e mia madre, tutta giocata sulla comune passione per l’opera lirica e con la quale l'una, ormai anziana, e l'altra, madre di tre figli, continuavano - per una volta - il gioco che risaliva a tanti anni prima.
Infatti la zia A., sorella della nonna e quindi per noi, prozia, si era sposata tardi, non aveva avuto figli, ma aveva mantenuto – pur attraverso le traversie di una vita vissuta sempre in secondo piano- quello che mia mamma chiamava uno “spirito fanciullo”. Aveva saggezza sufficiente per ridere anche di piccole cose e sapeva rendere leggero il noioso lavoro di “sarta di bianco” con scherzi e frivolezze che la rendevano simpatica alle sue lavoranti e con i quali aveva conquistato le nipoti, che la adoravano. Le piacevano le cronache rosa, quelle che parlavano di grandi dive del tempo che fu, di principesse più o meno tristi, di matrimoni favolosi (lei che più che quarantenne aveva sposato un vedovo con figlie già grandi), di serate fastose e festose e si divertva a scrivere alle nipoti lunghe lettere nelle quali fingeva di essere stata presente a questo o a quell’avvenimento mondano, descrivendo le toilettes delle signore, i gioielli e le acconciature, con un brio e con un’ironia nel cogliere i particolari più buffi che erano capaci di far ridere anche la mia serissima nonna, sarta rigorosa e di carattere più ombroso che, di solito, scuoteva la testa di fronte ai comportamenti della sorella ("To zia – diceva - xe sensa sarveo")
Questa invece era la mia "mise" per sabato il 7 dicembre (anche il mio cavaliere era adeguatamente agghindato)…..
Però Traviata l’ho ascoltata anch’io – tra una teglia e l’altra di biscotti, perché
come tutti gli anni, dopo mugugni e ripensamenti, le scatole di latta sono state lavate, le formine sono uscite dal loro sacchetto, le mani hanno iniziato a lavorare da sole........
Biscotti al cocco
200 grammi di burro
200 grammi di zucchero
300 grammi di cocco grattugiato
200 grammi di farina bianca
2 uova
un tuorlo e un cucchiaio di latte
Procedimento
Lavorare il burro ammorbidito con lo zucchero e, quando sono ben amalgamati, aggiungere le due uova; mescolare il cocco grattuggiato e la farina e unire a cucchiate alla crema di uova e burro, lavorando l'impasto prima con un cucchiaio e poi, quando diventa più sodo, a mano.
Sulla spianatoia infarinata stendere la pasta dello spessore di circa 3 millimetri (non più di mezzo cm) e ritagliare i biscotti con gli stampini, collocandoli sulla teglia coperta di carta forno. Spennellare con il tuorlo d'uovo stemperato con un cucchiaio di latte. Cuocere in forno preriscaldato a 180° - 200° per una decina di minuti (devono essere belli dorati, senza bruciacchiarsi).
Nota a piè di pagina n. 1: Anche questi sono biscotti di Frau che li preparava esclusivamente di forma rotonda, come dei piccoli soli dorati; sono, se confrontati con biscotti ben più elaborati che compaiono in tanti altri blog, di una banalità sconcertante però, quando ero bambina, il sapore del cocco era così poco comune, così "esotico", così raro che questi erano i miei biscotti preferiti che sceglievo con cura dalla scatola che Frau ci regalava.
Nota a piè di pagina n. 2: un regalo di Natale io me lo sono già fatta: non ci sono solo i biscotti per le feste....
c'è anche il patè