"E che è un paese questo ?! E’ una
contrada!" diceva – come solo una Romana di Roma può dirlo- la tata di mia sorella.
E in effetti il paese dove abito, pigramente disteso sulle rive del lago, conta poco più di mille abitanti, divisi in tre
frazioni (come la Trinità in tre persone uguali e distinte osserva un mio collega
un po’ irriverente);alle tre frazioni - che ai tempi erano tre Comuni -
corrispondono tre parrocchie, appartenenti
per motivi storici a due diocesi, oltretutto di rito diverso, per cui una volta, i ragazzi si
spostavano dall'una all'altra per festeggiare più a lungo il Carnevale...Persino il dialetto ha cadenze che cambiano da una frazione all’altra, con “e” più aperte o più chiuse ed “o” che si
trasformano in “u” dopo aver percorso un paio di chilometri.
Non siamo in capo al mondo nè
dispersi in qualche landa desolata: le tre frazioni - distanti pochi km l’una dall’altra, sono collocate sulla
strada litoranea, che seguendo
l’andamento del lago, tutto seni e golfi, collega da una parte al capoluogo di Provincia a meno di venti chilometri e - al capo opposto – ad una delle più note
località turistiche lacustri (che però è già in altra Provincia).
Ma... ma la strada in questione, che
regala scorci incantevoli e panorami indimenticabili, è così stretta e tortuosa che alcuni
amici (diciamo pure abituati alle tangenziali e alle strade della Bassa) ci hanno
ironicamente chiesto se sia un senso unico; siamo
collegati al mondo da un numero di corse di pullman che nell’arco della
giornata non esauriscono le dita delle mani; il medico di base è presente in
ciascuna frazione poco più di un’ora a settimana (per cui in caso di influenza
è più semplice prendere un giorno di ferie che farsi fare il certificato di
malattia), l’unico negozio di alimentari ha un assortimento così limitato
che saper sostituire all’ultimo momento
l’ingrediente mancante è dote
indispensabile e organizzare la spesa tipo embargo una necessità , la farmacia
è stata una conquista, non abbiamo il metano (il che fa lievitare le spese
domestiche in maniera invereconda), siamo raggiunti dall’ADSL (da poco) e dal
segnale del digitale terrestre (male), ma farsi recapitare un pacco da un
corriere richiede pazienza e tempi non risicati (“Eh, Signora... per un pacco solo
non vengo fino lì, aspetto di averne qualche altro da consegnare: non ha un indirizzo
alternativo più comodo?”), una sera all'opera comporta un'attenza pianificazione stretegica, la scuola primaria conta due pluriclassi per meno di trenta bambini, la Pulce, che compie gli anni ad agosto, è stato il primo bambino nato nell'anno nell'intero Comune.
Ed è ovvio che - a volte – questo piccolo paese io me lo senta stretto e mi manchino la possibilità di perdere la nozione del tempo in una libreria, di fare la spesa al mercato inseguendo profumi e colori tra le bancarelle, di visitare una mostra, di specchiarmi in una vetrina per vedere se sono passabile, di smarrirmi tra gli scaffali della biblioteca, di lasciarmi avvolgere dalla musica in teatro.
Però, a volte, godo anch'io di qualche privilegio che forse non pareggia gli svantaggi, ma aiuta a guardarli con occhi meno severi .....:
quando torno da un corso di aggiornamento, ritrovando in città i tempi e lo scatto di quando ero una studentessa universitaria, di fronte a questo, mi si allarga il cuore,
quando torno da un corso di aggiornamento, ritrovando in città i tempi e lo scatto di quando ero una studentessa universitaria, di fronte a questo, mi si allarga il cuore,
i tacchi non affondano
nell’asfalto nelle giornate estive, per avere l’aria
condizionata mi basta aprire
la porta finestra e lasciar entrare il “montivo” che alla sera spira dalle montagne verso il lago, posso incontrare chi ha
conosciuto mio padre bambino, sfollato qui dai nonni materni in tempo di guerra e ne coglie la somiglianza con la Pulce, cinquanta metri in salita mi sono
sufficienti per imboccare la prima mulattiera dietro casa e fare una
passeggiata nei boschi,
possiamo godere dello spettacolo delle lucciole che brillano nell'orto nelle prime notti di giugno, stendo e ritiro la biancheria riempiedomi gli occhi così,
possiamo godere dello spettacolo delle lucciole che brillano nell'orto nelle prime notti di giugno, stendo e ritiro la biancheria riempiedomi gli occhi così,
la Pulce distingue una gallina da uno struzzo, edera e bacche per gli addobbi natalizi sono a costo zero, posso stupirmi di fronte a chi
nota il silenzio della notte e dell’alba, perchè per me in queste ore gli unici
suoni sono quelli che vengono dal bosco e i rumori della strada
sono inesistenti, posso infilarmi gli scarponcini,
imboccare il sentiero di fronte al cancello e
riempire un cestino di questi “ombrellini” delicati e profumatissimi, che non sono sbocciati lungo strade polverose, ma sullo sfondo del lago.
Qualcuna di queste infiorescenze è finita – ovviamente - nel primo
pan meino della stagione, il resto le ho messe ad essiccare per i dolci futuri,
tranne un paio che ho aggiunto – ai “panetti maya” del "Manuale di Nonna Papera"
che – irretita da Sabrine – ho voluto provare a preparare di nuovo, dopo
tantissimi anni, secondo la variante che si era accreditata nella mia casa
paterna.
Nota a piè di pagina n. 1: un grazie a Sabrine prima di tutto per avermi fatto riscoprire il Manuale di Nonna Papera (giusto mio coetaneo) che avevo ricevuto in regalo dalla Befana quando ero una bambina e che ho dimenticato nell'ambulatorio del medico, senza più ritrovarlo e, in secondo luogo, per avermi scritto, in risposta ad un commento, che " nella quotidianità di
ciascuno ci sono cose "speciali" che attendono solo di essere guardate
con gli occhi giusti", dandomi il coraggio di raccontare uno spicchio del mio piccolo mondo.
Nota a piè di pagina n. 2: il manuale che sto rileggendo (edizione 1983, in cui i Panetti Maya sono pagina 66) è stato recuperato tramite una preziosa amica bibliotecaria, alla quale ho promesso - come ricompensa - un'infornata di dolcetti.
Nota a piè di pagina n. 3: ai miei panetti maya è successa la stessa cosa di quando li preparavo da bambina: si sono "allargati", assumendo un forma un po'... "spetasciata" e, per quanto riguarda gli ingredienti, io aggiungerei un po' di zucchero.
Nota a piè di pagina n. 4: gli svantaggi del mio piccolo mondo sono tanti, tanti, tanti altri, ma io sono cresciuta qui e ho imparato ad accettarli, così come si accettano i "difetti" delle persone amate, a ovviare alle mancanze, facendo di necessità virtù, a credere che non sempre tutto sia immobile ....
Nota a piè di pagina n. 5: quando siamo in vacanza nel "posto magico", di primo acchito siamo considerati "cittadini" e ci sentiamo magnificare il silenzio della notte, la lontananza dalle città caotiche, viene proposto alla Pulce di visitare il pollaio o l'orto; la musica cambia quando diciamo che abitiamo in un paese molto, ma molto più piccolo ....
PANETTI MAYA
(versione della mia infanzia)
Ingredienti
(io ho dimezzato le dosi)
200 gr di farina di semola
150 gr di farina gialla fioretto (ma io avevo in casa solo la bramata...)
150 gr di burro
150 gr di zucchero
3 uova
20 gr di lievito di birra
150 gr di farina gialla fioretto (ma io avevo in casa solo la bramata...)
150 gr di burro
150 gr di zucchero
3 uova
20 gr di lievito di birra
2 fiori (infiorescenze) di sambuco
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Nota a piè di pagina n. 2: il manuale che sto rileggendo (edizione 1983, in cui i Panetti Maya sono pagina 66) è stato recuperato tramite una preziosa amica bibliotecaria, alla quale ho promesso - come ricompensa - un'infornata di dolcetti.
Nota a piè di pagina n. 3: ai miei panetti maya è successa la stessa cosa di quando li preparavo da bambina: si sono "allargati", assumendo un forma un po'... "spetasciata" e, per quanto riguarda gli ingredienti, io aggiungerei un po' di zucchero.
Nota a piè di pagina n. 4: gli svantaggi del mio piccolo mondo sono tanti, tanti, tanti altri, ma io sono cresciuta qui e ho imparato ad accettarli, così come si accettano i "difetti" delle persone amate, a ovviare alle mancanze, facendo di necessità virtù, a credere che non sempre tutto sia immobile ....
Nota a piè di pagina n. 5: quando siamo in vacanza nel "posto magico", di primo acchito siamo considerati "cittadini" e ci sentiamo magnificare il silenzio della notte, la lontananza dalle città caotiche, viene proposto alla Pulce di visitare il pollaio o l'orto; la musica cambia quando diciamo che abitiamo in un paese molto, ma molto più piccolo ....