Che cosa potevo fare, in un pomeriggio di inizio agosto del 2007, per
tenere a bada i mille pensieri di primipara attempata e mantenere la
calma di fronte alle infinite ed assillanti domande di chi,
abbondantemente scaduta la fatidica data presunta di fine luglio, mi
vedeva ancora in giro, piuttosto ingombrante?
Niente di meglio che preparare una frivolezza dolce, semplice, con
riso, latte e composta di ribes, da gustare, fresca, il giorno
successivo.
In realtà il giorno successivo non l’ha assaggiata nessuno e nessuno
l’ha assaggiata nemmeno il giorno dopo e il giorno dopo ancora….
L’ho buttata via io, tornata a casa meno ingombrante e con Pulce al
seguito, quando al bianco del riso e al rosso del ribes si era aggiunta
ormai una patriottica sfumatura di verde….
Da allora il dolce è finito nel dimenticatoio, senza nessun motivo.
Perché non rispolverare l’esperimento per il mio debutto sulla scena dall'MTC? Solo perché non è stagione di ribes? Non sia mai....
E
allora, visto che è settembre e la vendemmia sui colli alessandrini mi
ha regalato una cassetta colma di uva americana profumatissima, ecco,
per la mia entrata in scena
Dolce di riso al profumo di autunno
Ingredienti
mezzo litro di latte
120 grammi di riso
un manciatina di mandorle
20 grammi di zucchero
per la salsa
150 grammi di uva americana
80 grammi di zucchero
Procedimento
Scottare il riso per un
minuto in acqua bollente, scolarlo e sciacquarlo sotto acqua fredda; coprirlo in una pentola con il latte bollente, cuocere, coperto, a fiamma bassa per una mezz'ora fino a che il latte è stato completamente assorbito e si è formata una crema densa che lega bene il riso (le indicazioni di Acquaviva Scorre sono chiarissime). Volendo si può aromatizzare il latte con una stecca di vaniglia (che va poi tolta).
Mentre il riso si raffredda preparare la salsa cuocendo l'uva americana con lo zucchero per 5 - 10
minuti e passando poi al passaverdura, per eliminare bucce e semini.
Quando il riso è raffreddato aggiungere le mandorle tritate grossolanamente e lo zucchero.
Utilizzando gli stampini da muffin formare dei piccoli "budini" di riso, disporre un velo di salsa su ciascun piattino e appoggiarvi il "budino".
Una sola nota a piè di pagina, un po' lunga: a settembre
la mia agenda si affolla di nuovo delle scadenze e degli impegni lavorativi,
tra ipotesi ventilate di riorganizzazione e tensioni che l’estate non ha
sopito; è ripartita la scuola con tutto il suo corollario di attività,
riprenderà a breve anche l'allenamento di calcio della Pulce e il sig. Darcy (se
tutto quello che è in sospeso andrà bene) tornerà a scalare vette
irraggiungibili in palestra di roccia.
E io? a che cosa dedicarmi quando i miei due uomini di casa mi escludono dalle conversazioni calcistiche? A che cosa pensare per tenere a bada
pensieri e preoccupazioni in una sorta di chiodo scaccia chiodo?
Dopo
aver accantonato l’idea più volte nei mesi scorsi, ho deciso allora di partecipare anch'io allo
spettacolo, nel quale non reciterò certo la parte della
protagonista, ma spero di riuscire a rimanere in scena, almeno come
comparsa, divertendomi.
Per il debutto avevo scartato in partenza l’idea della cottura pilaf (un unico
tentativo nella mia vita: terribile!) e avevo scelto, tra le ricette con
il riso che in casa Fiordisambuco non mancano, la torta di riso, che mi
era cara perché mi ricordava l’estate lontana del mio esame di
maturità. Ma sono stata preceduta…
Certo, avrei potuto preparare la minestra di riso e latte che -
insieme a quella di riso e prezzemolo – era uno dei piatti della
tradizione locale del tempo che fu, ma ricordo ancora come la detestavo
quando me la propinavano da bambina e avrebbe voluto dire stonare
subito.
Intanto spero di non aver combinato pasticci...
Intanto spero di non aver combinato pasticci...