Nello scorso fine settimana non ho avuto occasione di mettermi ai fornelli, nonostante le buone intenzioni, e non per le temperature tropicali di cui si è sentito parlare (in realtà sabato mattina a mezzogiorno si raggiungevano a malapena i 18°, domenica pioggia tutto il giorno....), ma perchè ho fatto male i miei conti, pensando che i preparativi per matrimonio di mio fratello (sabato pomeriggio) mi avrebbero preso meno tempo. Intendiamoci bene: a dispetto di chi, pur facendomi i complimenti, mi ha “compianto” per il ..... carico di lavoro, io mi sono divertita e per fortuna ci sono queste occasioni per pensare a qualcosa di bello e per “perdere tempo” da dedicare a fondamentali frivolezze come gli accostamenti di colori, la scelta di un nastro o la confezione di un “cartoccino” porta riso, anche se tutto va incastrato tra l’ufficio, le esigenze della Pulce e un minimo di faccende domestiche.
Agli sposi, però, sono riuscita a dedicare un dolce veloce che mi trasporta indietro nel tempo, fino al 19 agosto 1940, quando, al mattino presto, in un altare laterale del Duomo di una piccola città veneta, si sono sposati i miei nonni materni: la sposa indossava un abito a fiori e un “soprabito “ (ad agosto !!) grigio perla.
Viaggio di nozze in treno fino a Milano (dove lui aveva trovato lavoro), per prendere possesso dell’appartamento che lui aveva trovato e che lei non aveva mai visto (aveva aiutato ad arredarlo la bisnonna) ; viaggio ovviamente in piedi, con la sposa che brandiva il suo bouquet di fiori e lo sposo che portava una valigia “piena de feri” (leggi attrezzi) e una scatola preparata dalle zie zitelle, contenente generi di prima necessità, tra cui le candele, risultate poi indispensabili perchè la sposina aveva appena fatto in tempo ad ammirare la sua nuova casa che fu costretta a scendere in rifugio per uno dei primi bombardamenti degli Alleati.
Di quel matrimonio non rimane nessun ricordo fotografico, ma innumerevoli volte abbiamo sentito decantare il dolce del piccolo rinfresco che la mamma della sposa aveva allestito, il ...
“Latte di Paradiso”
dose per 4 persone
- crema pasticcera con 4 rossi d'uovo, piuttosto morbida
- rum
- 20 amaretti di Saronno
Procedimento
Immergere gli amaretti nel rum e disporne quattro sul fondo di ogni coppetta (per la versione "ubriaca" si può versare poi sugli amaretti un altro cucchiaio di rum). Nel frattempo prepapare la crema pasticcera (non vale la pena di dare la ricetta, ma la crema deve essere piuttosto morbida) e, quando è pronta, versarla ancora calda sugli amaretti imbevuti di liquore.
Decorare la superficie della crema con un altro amaretto. Lasciar raffreddare e servire freddo.Dedicato a .... ovviamente agli sposi e ai miei nonni materni
Nota pie' di pagina: la leggenda della tradizione familiare racconta che la bisnonna abbia preparato questo dolce in tempo di guerra con i biscotti Mellin che, per lungo tempo, erano stati nascosti nell'armadio della biancheria e avevano preso l'inconfondibile aroma della canfora....
Che tenera la storia dei tuoi nonni, hai saputo descrivere benissimo la semplicità della vita d'antan, quando anche una semplice crema pasticcera con amaretti evocava il paradiso.
RispondiEliminaHo letto i tuoi post precedenti e mi piace il tuo stile dove passato e presente convivono in armonia.
Mi unisco al tuo seguito!
A presto :)
Storie d'altri tempi, quando l'amore era davvero due cuori e una capanna oggi mi piacerebbe trasmettere questi valori a mia figlia!
RispondiEliminaMi complimento con te per l'ottimo risultato ottenuto, mi piacciono i colori e i materiali usati, anche se leggendo dei tuoi nonni mi hai fatto commuovere sarà un piacere seguirti ;)
Buona settimana
per Eli e Sonia
RispondiEliminaGrazie per essere passate e per i complimenti.Spero di avervi ancora ospiti nella mai cucina.
Una storia dolcissima... un abbraccio complimenti
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