Fino all’anno scorso, la domanda di mio
marito, in questo periodo, era sempre la stessa: "Che cosa vuoi fare della lavanda, quest'anno" ? E
sempre la stessa era la mia risposta “La tagli, la leghi a mazzi,
li avvolgi nella carta e li appendiamo alla trave in solaio ad essiccare
e poi... poi quando avrò tempo, la sgranerò e la
metterò nei sacchettini per la biancheria.....”
Ogni anno, nessun commento al mio ordine, ma un sorrisino
ironico e un’occhiata sbieca da parte
dell’obbediente marito, perchè, una volta essiccata la
lavanda, io mi sono sempre dimenticata di sgranarla e
– non ridete ! - è sempre toccato a lui farlo, pur di
liberare il solaio dai mazzetti penzolanti. Messa di fronte al fatto
compiuto della lavanda sgranata, non mi sono invece mai sottratta al
compito di riempire i sacchettini: alcuni ricamati che risalgono ai
tempi antichi, altri confezionati utilizzando imparaticci e primi
esperimenti di ricamo, altri ancora cuciti da mia madre usando la
stoffa delle fasce da neonato dei tempi che furono.
Ma quest’anno non ci saranno mazzi di lavanda
appesi in solaio, nè spighe profumate da sgranare perchè un
vento impetuoso, lo scorso febbraio, ha sradicato il rigoglioso cespuglio, animato in estate dal costante brusio delle api, che era la versione
casalinga e mignon dei meravigliosi campi di lavanda della
Drôme
provenzale, tra i quali abbiamo navigato nel torrido inizio del luglio 2006, ospiti di Madame DD.
Madame, amica di famiglia, insegnante di
italiano, appassionata lettrice delle avventure del Commissario
Montalbano, innamorata dell'Italia dove ogni anno si concede, con il marito, un paio di viaggi alla scoperta di tesori spesso sconosciuti ai turisti, nonchè fortunata padrona di
una splendida villa nella campagna provenzale - una di quelle
ville in pietra chiara, con persiane azzurre, pergolato
ombreggiato e fresco sotto cui pranzare - non vince però
medaglie come cuoca, privilegiando piatti semplici che le
consentono di avere a tavola, senza troppo spadellare, la numerosa schiera di figli e nipoti, dei
quali lei stessa dice di aver quasi perso il conto o gli amici, compresi quelli in arrivo dall'Italia, che la
trovano sempre disponibile ed ospitale.
In compenso Madame aveva regalato a mia madre un
libro di cucina, che io, giovane sposa al momento del regalo, ho requisito, prima per il piacere di guardare le immagini, e, poi, alla ricerca di idee nuove, come questa:
TORTA SALATA ALLE MELANZANE E AI POMODORI
(di seguito la mia versioneovviamente alleggerita rispetto a quella originale, che riporto più sotto)
Ingredienti
per la pasta
250 grammi di farina bianca
80 grammi di ricotta
60 grammi di burro
acqua ghiacciata
sale
per il ripieno di melanzane
2 melanzane rotonde
(ma come vedete dalle immagini, se ne avete anche di altro tipo, vanno bene lo stesso,
basta che siano "polpose")
2 di spicchi d'aglio
2 cucchiai di olio
qualche rametto di timo o di origano
1 uovo
2 cucchiai di grana grattuggiato
250 grammi di ricotta (circa)
sale
per i pomodori
una ventina di ciliegini abbastanza grossi
timo e/o origano
uno o due spicchio di aglio
2 cucchiai di olio
Procedimento
Preparare la pasta secondo la ricetta della pasta brisè: questa è ovviamente un po' più magra e l'involucro della torta salata sarà un po' meno friabile e un po' più gommoso.
Mentre la pasta riposa (se avete tempo di lasciarla riposare, altrimenti organizzate il lavoro come meglio vi pare), lavare le melanzane, togliere il "cappellino" e tagliarle a metà nel senso della lunghezza.Spennellare con un po' di olio la superficie di ciascuna metà melanzana ed inciderla in modo da formare una griglia a losanghe, inserire i rametti di timo e di origano e l'aglio tagliato a fettine (procedimento più rapido di quello previsto dalla ricetta e ispirato da
Sabrine). Mettere le mezze melanzane in una pirofila rivestita di carta da forno con un cucchiaio di acqua e infornare a 200° fino a che non saranno diventate morbide.

In una ciotolina mescolare un paio di cucchiai di olio, sale e lo spicchio d'aglio tagliato a fettine; lavare e tagliare a metà i pomodorini, disporli in una piccola pirofila con la polpa verso il basso, condirli con l'olio e l'aglio preparati prima, sale e le erbe aromatiche e metterli in forno, dove già stanno cuocendo le melanzane, per una mezz'ora, facendo attenzione che non si brucino.
Quando le melanzane sono morbide, eliminare i rametti di timo, l'aglio e sbucciarle e passare la polpa con il triatatutto fino ad ottenere una purea omogenea. Se la polpa risulta troppo bagnata la si può eventualemnte far asciugare un po' con un rapido passaggio in padella. Quando la purea di melanzana è raffreddata unire la ricotta , l'uovo, un paio di cucchiai di grana e aggiustare eventualmente di sale.
Stendere la pasta e rivestire la teglia (di solito io ne uso una quadrata) spennellata di olio e cosparsa di pane grattuggiato. Versare nel "guscio" il ripieno di melanzana , livellarlo bene e riepiegare i bordi della pasta e informare a 200° per un buon tre quarti d'ora o comunque fino a che i bordi della torta sono ben coloriti.
Infilzare i mezzi pomodorini con uno stuzzicadenti e disporli ordinatamente sulla torta. Tagliare a riquadri e servire tiepida.
Ecco cosa prevede la ricetta originale:
- pasta brisè con 175 grammi di farina, 75 grammi di burro, 1 tuorlo d'uovo ed insaporita con 60 grammi di gruviera grattuggiato, mezzo cucchiaino da caffè di paprika doce (sconosciuta nella mia cucina) e mezzo cucchiaino da caffè di senape (che mio marito non ama); il guscio di pasta viene cotto in bianco
-ripieno di melanzane: niente ricotta, ma 3 uova (!), mezzo cucchiaino da caffè di paprika dolce, e mezzo cucchiaio di origano secco; le melanzane devono esser bucherellate con una forchetta e fatte cuocere prima in forno per 45 minuti e poi, tagliate in pezzi, nel microonde per una decina di minuti (strumento irreperibile nella mia cucina low-tech). Tutti gli altri ingredienti o (aglio, paprika etc) sono frullati nel ripieno.
- pomodori: cottura in forno per 2 ore a 160° (francamente mi sembrano un po' troppe!!)
Nota a piè di pagina n. 1 : Il libro è
"Délicieuses tartes sucrées et salées" di Maxine Clark, lo stesso da cui viene
quest'altra torta salata.
Nota a piè di pagina n. 2: perchè 250 grammi
di farina contro i 175 della ricetta? perchè è la dose giusta per la
mia tortiera quadrata . Perchè 250 grammi circa di ricotta? perchè ho
trovato una ricotta non troppo bagnata venduta in confezioni "a peso"
tra i 300 e i 350 grammi. Quindi la ricotta che avanza dalla
preparazione della pasta, finisce nel ripieno.
Nota a piè di pagina n. 3: Ora, lo so he una una ricetta così fa spavento in questi giorni di temperature torride che a me ricordano proprio quelle dell'inizio luglio 2006 (la villa di Madame però è corredata di piscina...), ma, in realtà, la torta è stata infornata la scorsa settimana, quando accendere il forno anche dopo l'alba era cosa possibile.
Nota a piè di pagina n. 4: la piccola piantina di lavanda che ho comprato, ha prodotto qualche spighettina rachitica, insufficiente sia per i sacchettini profumati, sia per sperimentare un paio di ricette che mi incuriosiscono, lette
qui e
qui da Michela, la quale a sua volta ha preso ispirazione da Sabrine (
qui e
qui ). E tanto più curiosa perchè anni fa una carissima amica mi ha portato proprio dalle sue vacanze provenzali un miele alla lavanda che non sono riuscita a usare in nessun modo perchè mi sembrava di avere in bocca una scaglia di una saponetta profumata ....