Un piccolo ritaglio di tempo per una ricetta fatta di niente, la ricetta del "paradello" che sta a mio padre come le patate americane stanno a mia madre, che ha sapore d’infanzia e mi riporta alla mente merende d’autunno di tanto tempo fa; la ricetta di un piatto povero della tradizione lombarda che cambia nome al cambiare del paese (quasi) e che è stata motivo di discussione con amici “indigeni”, i quali sostenevano che io, non essendo "laghèe" purosangue, non sarei stata capace di prepararla.
Ingredienti
- 200 - 250 grammi di farina
- latte q.b.
- 1 uovo (facoltativo)
- 1 pizzico di sale
- 1 cucchiaio di zucchero
- acini di uva americana : in dialetto "pincirö" (pinciroeu), italianizzato in "pinciruoli")
- olio per friggere
Procedimento
Preparare una pastella amalgamando l'uovo con la farina e aggiungendo il latte un po' alla volta, mescolando con cura perchè non si formino grumi (la versione poverissima della ricetta prevede una pastella di solo latte e farina, senza l'uovo). Quanto latte si deve aggiungere? qui si dice che si deve fare "a stim", ovvero a stima, a occhio, in modo da avere una pastella nè troppo densa nè troppo liquida...
Aggiungere sale e zucchero e mescolare; lasciar riposare un'oretta, in modo che la pastella si gonfi, diventando cremosa. Poco prima di friggere buttare nella pastella gli acini d'uva americana (2-3 per frittella) precedentemente lavati.
Scaldare l'olio in una padella bella larga e, quando sarà bollente, versarvi la pastella a cucchiaiate, per ottenere delle piccole frittelle. Farle cuocere da entrambi i lati, girandole con una paletta, a fuoco non troppo alto perchè non brucino. Quando i "paradellini" sono diventati belli dorati, metterli su un piatto con carta da cucina per farli ascigare un po'. Servirli caldi, spolverizzati di zucchero.
nota a piè di pagina n. 1: come dicevo sopra, il paradello cambia nome con una certa frequenza: basta spostarsi di pochi chilometri perchè si chiami anche cutizza, cutiscia o laciada.
nota a piè di pagina n.2: invece che gli acini di uva americana, si possono aggiungere fettine sottilissime di mela e, invece di fare delle frittelline, si possono fare frittelle grandi come la padella, da dividere a spicchi.
nota a piè di pagina n.3: una volta questo piatto poverissimo costituiva un pasto completo (non all'età della pietra, ma quando mio padre era bambino sfollato qui dai nonni, in tempo di guerra); adesso ci sono ristoranti raffinati dove i paradelli vengono proposti come insoliti dolcetti tipici....
nota a piè di pagina n. 4: le foto sono quelle che sono, ma sono state scattate di corsa, in cucina, di sera (ho tutte le attenuanti del caso)
Sai che proprio qualche giorno fa, una mia vicina di casa mi raccontava di una ricetta molto simile a questa, una merenda semplice fatta di latte, zucchero e farina e mi sembra li chiamasse "chisulì" o qualcosa del genere...
RispondiEliminaPerò, mi piace l'idea della frittella gigante con le mele!
Ciao! Abbastanza casualmente imbattuto in questo blog, ma mi affascina le ricette interessanti e deliziose, così come le immagini incredibilmente belle. Proposta con uve aspetto molto appetitoso. Complimenti!
RispondiEliminaPer Lolle:
RispondiEliminaAcuni piatti poveri "di una volta" cambiano nome al cambiare della località, ma spesso si assomigliano negli ingredienti:i paradelli in fondo non sono altro che frittelle...
Per Moni:
Benvenuta! Mi fa piacere conoscere in questo modo anche persone che abitano lontano! Grazie per i complimenti per le immagini. Ti aspetto presto.
I tuoi piè di pagina li adoro!! Grazie e grazie perchè venire a trovarti mi piace sempre così tanto!
RispondiEliminaFelice settimana Monica
che golosità, grazie per questa interessante ricetta. un abbraccio
RispondiEliminaCiao Claudette,
RispondiEliminagrazie per i complimenti e per essere passata a trovarmi.
Questa ricetta non la sapevo,
adesso è nella mia agenda,
al più presto la proverò,
dev'essere squisita.
Angela