sabato 1 ottobre 2011

Un venerdì pomeriggio

Un venerdì ogni tanto  ho la mia mezza giornata libera dal lavoro (non che siano ferie, sia chiaro: se sto a casa di venerdì lavoro di sabato mattina); per essere precisi, libera dal lavoro d'ufficio perchè poi mi aspettano le faccende domestiche, quelle che non si riescono a fare tutti i giorni: dopo un rapido spuntino,  parto, armata fino ai denti di scopa, straccio, spazzolone, secchio, detersivo e altri attrezzi....e inizio dalla cucina per passare come un turbine in tutte le altre stanze con l'intento di completare l'opera entro il ritorno a casa del marito con la Pulce al seguito,
Ieri però ho deciso che no, non avrei fatto il mio raid domestico del venerdì, nè mi sarei dedicata alla cesta stracolma di panni da stirare, ma che avevo diritto a un po' di tempo per me, per scrivere due righe e una ricetta, per riprendere fiato dopo due settimane in cui la vita vera, quella dove non ci sono solo le cose belle, le amiche bloggerine, i posti virtuali incantati, ha preso il sopravvento e ci ha dato un altro scossone.
Anche in queste due ultime settimane, però, nonostante tutto, abbiamo pur dovuto mangiare e quindi la cucina ha funzionato a regime normale; non solo, ma mi sono trovata il frigorifero invaso dall'uva americana (o uva fragola per i non lombardi), maturata contemporanaemente sull'unico, ma rigoglioso filare dell'orto della nonna, nella vigna in miniatura di mia zia sulle colline tortonesi e sui banchi del supermercato, dove è stata acquistata senza pensare da un marito trafelato, alle prese con .... la vita vera.
L'anno scorso(quando è successa più o meno la stessa cosa, a causa di una vendemmia molto generosa sulle colline tortonesi)  l'uva è stata  trasfomata in marmellata (poco apprezzata, ahimè) e messa sotto grappa (con riscontri molto più positivi); quest'anno, dopo aver visto la splendida schiacciata  di Gaia,  mi sono buttata sui dolci e così prima ho sfornato la "pizza della vendemmia" e poi - per amore della tradizione - uno di questi giorno preparerò  il "paradello coi pinciruoli".
La ricetta della "pizza della vendemmia" (che della pizza non ha nulla) è tratta da un ricettario d'altri tempi: l'aveva regalato mio padre, da ragazzo, a sua madre; tenete conto che la mia nonna paterna era nata nel 1897 e  che mio padre è nato agli inizi della guerra. Una volta aveva la sua brava copertina e  le pagine erano tenute insieme da una spirale metallica, adesso la copertina si è persa e il ricettario è stato ricucito con uno spago da arrosto che svolge egregiamente il suo compito. Da bambina l'ho sfogliato avanti e indietro infinite volte ammirandolo profondamente, perchè ciascun dolce  - che non ho mai trovato in nessun altro ricettario -  oltre al suo nome, ha un sintetico commento; la pizza della vendemmia è definita "delizia di settembre", la torta della Zia Carolina è qualificata come "torta vecchio stile" e la composta Diavoletto è destinata invece "ai bambini buoni" (e così via...).
Quanto ai "paradelli".... è un'altra storia.

LA PIZZA DELLA VENDEMMIA

INGREDIENTI

per la pasta
150 grammi di farina bianca
75 grammi di burro
un pizzico di sale
due cucchiai sacrsi di zucchero semolato
qualche cucchiaio di acqua fredda

per il ripieno
600 grammi di uva
2 uova intere
4 cucchiai colmi di zucchero
5 cucchiai di mandorle macinate a polvere
250 gdi panna fresca (o metà panna e metà latte)
un cucchiaio di kirsch (io in realtàuso la grappa...)

PROCEDIMENTO

In una ciotola capiente mettere la farina e unire il burro a pezzetti; aggiungere sale, zucchero e acqua fredda in quantità sufficiente a formare una palla di pasta nè troppo dura nè troppo molle (così dice la ricetta...), evitando di impastare.
Imburrare una tortiera e cospargerla di pan grattato o di biscotto secco grattuggiato; rivestirla con la pasta fino all'orlo. 
Separare dal graspo gli acini d'uva, lavarli e stenderli regolarmente sulla pasta.
Mescolare in un'altra ciotola gli ingredienti del ripieno (uova, panna, zucchero, mandorle e liquore) e versare sull'uva. Ripiegare un po' il bordo della pasta. Cuocere in forno moderato per un'oretta.

Nota a piè di pagina n. 1: come si vede dalla fotografia del ricettario dei tempi andati la ricetta  prevede l'utilizzo di uva bianca, ma io dovevo smaltire l'uva americana (questa volta non era un esperimento, perchè la sostituzione era  stata collaudata più volte in passato, sia da mia madre che da me). Le dosi che il ricettario indica sono per 4 persone; io ho aumentato (una volta e mezza) per avere un dolce più grande. 


Nota a piè di pagina n. 2: io non ho la pazienza di Gaia e l'uva è finita nel ripieno della torta completa dei suoi nocciolini (gandolini in dialetto - vinaccioli in italiano):si mangia e....si sputa!

9 commenti:

  1. Questa pizza della vendemmia è carinissima... ma io il bottone per sostenerti non lo trovo nemmeno stavolta...

    Sabrine

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  2. Grazie Sabrine.... il bottone va e viene, secondo i suoi capricci. Sarà un problema di Blogger? Adesso l'ho spostato in basso, vediamo se era questione di posto.
    A presto, ti aspetto.
    Claudette

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  3. Ciao, sono lolle, che bella questa ricetta, ho anch'io un po' d'uva americana da finire...ma quanto sono carini questi vecchi ricettari!

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  4. Benvenuta nella mia cucina,Lolle; la torta è facilissima, provala!
    Io,intanto, sono passata nel tuo orto e faccio conto di tornarci spesso.
    Claudette

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  5. Grazi per questa ricetta d'altri tempi!
    Da provare sicuramente!
    ciao
    nunzia

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  6. Passare da te è rilassante,si gusta,si vede si legge e si impara.
    Spero basta con gli scossoni..
    Un abbraccio Monica

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  7. Per Sabrine:
    Se guardo il mio blog dal mio pc vedo il famoso bottone, i miei 14 ospiti, il tuo bottone e i tuoi mille e passa lettori; se guardo gli stssi blog da altri pc (fatto veriche da mia sorella),non c'è nulla da me, ma nemmeno da te... sarà un problema di "filtri", di antivirus o altre diavolerie di internet?

    Per Monica:
    Su di me hanno un effetto rilassante le tue splendide fotografie. In bocca al lupo per il 20 novembre!

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