lunedì 24 novembre 2014

MTC n. 43 - Un altro muffin, un altro autore


Due ricette per questo MTC?
Mettiamola così: i muffins sono così veloci da preparare e così versatili (si prestano a variazioni pressochè infinite a seconda dell'umore, della stagione, degli ingredienti che avanzano in dispensa) che la domenica pomeriggio un'infornata è quasi consuetudine, in modo che nel sacchettino della merenda della famiglia Fiordisambuco  ci sia  un dolcetto casalingo.
E per questa seconda ondata non è stato nemmeno difficile trovare  lo spunto letterario a cui fare riferimento perchè, la scorsa settimana, una delle solite occasioni in cui mi arrabbio, ma rimango senza parole,  me  lo ha fornito su un piatto d'argento: vivo in un piccolissimo paese,  mi occupo della quotidianità della mia famiglia ed il mio lavoro  non è uno di quelli importanti, non salvo vite, non tengo in piedi aziende, non dirigo nulla, non invento e non scopro, sono Claudette Fiordisambuco e basta.  
Ma l'arroganza - specialmente se unita all'ignoranza - mi amareggia, sempre.
E, siccome, nonostante gli anni,  come dicevo, non sono ancora capace, di fronte a chi mi guarda dall'alto in basso, di trovare la risposta giusta,  diventano mie le parole di Carlo Porta (Milano, 1775 - 1821)

Sissignor, sur Marches, lu l’è marches,
marchesazz, marcheson, marchesonon,
e mì sont el sur Carlo Milanes,
e bott lì! senza nanch on strasc d’on Don.
Lu el ven luster e bell e el cress de pes
grattandes con sò comod i mincion,
e mì, magher e biott, per famma sti spes
boeugna che menna tutt el dì el fetton.
Lu senza savè scriv né savè legg
e senza, direv squas, savè descor
el god salamelecch, carezz, cortegg;
e mì (destinon porch!), col mè stà sù
sui palpee tutt el dì, gh’hoo nanch l’onor
d’on salud d’on asnon come l’è lu.


E il muffin? ricorda il pan meino che è il mio marchio di fabbrica, con la farina gialla e il fiore del sambuco, ingredienti  simbolo della semplicità, l'esatto contrario della tronfia ignoranza, con cui  a volte (anzi spesso) mi trovo a fare i conti


MUFFINS RUSTICI AL FIORE DI SAMBUCO
INGREDIENTI 
(per 12 muffins)
 
200 grammi di farina bianca
100 grammi di farina gialla sottilissima
100 grammi di zucchero
80 grammi di burro
3 cucchiaini di lievito in polvere
1 pizzico di bicarbonato
80 grammi di yogurt naturale
100 grammi di latte
3 fiori di sambuco (freschi se è stagione, altrimenti essiccati)

PROCEDIMENTO

Rivestire con i pirottini  la teglia da muffin  e scaldare il forno a 200°
Setacciare in una ciotola le farine, il lievito ed il bicarbonato
In un'altra ciotola lavorare il burro morbido con l'uovo e lo zucchero; aggiungere il latte e lo yogurt (tutti a temperatura ambiente)
Versare gli ingredienti liquidi in quelli asciutti, aggiungere i fiori di sambuco "sgranati" e mescolare rapidamente.
Riempire gli stampi fino all'orlo, aggiungere sulla superficie un pizzico di fiori di sambuco.
Infornare a 180° - 190° (a seconda del forno)  per una ventina di minuti o comunque fino a che la cupoletta dei muffins è ben dorata.
Sfornare, lascia riposare nello stampo e quindi far raffreddare sulla solita  gratella per dolci

Sono muffins  molto rustici ( tristi direbbe mio fratello, il Principe,  che detesta questo tipo di preparazioni poco raffinate), adatti ad una merenda semplice o a una giornata in cui non avete voglia di  essere accomodanti con tutti.



Nota  a piè di pagina n. 1: un autore troppo lontano dalla Austen? Eppure "la zitella illetterata" e "le  charmant Carline"  sono contemporanei: due facce diverse del mondo di inizio Ottocento....e nel mio piccolo mondo c'è posto per tante cose

Nota a piè di pagina n. 2: un linguaggio un po' troppo lontano da quello di Jane Austen? indubbiamente, ma alla schietta efficacia del dialetto milanese si può perdonare quello che in italiano suonerebbe volgare. Anche se tra i miei ricordi legati al Porta c'è il viso scandalizzatissimo di una compagna di liceo .....(per la traduzione, comunque, potete vedere qui).

Nota a piè di pagina n. 3: narra la leggenda familiare che mio padre (che di favole e ninne nanne si intendeva poco, ma che è nato e cresciuto a Milano) leggesse ad alta voce  le poesie del Porta quando mi faceva addormentare da piccolissima (.....!)

Nota a piè di pagina n. 4:  avevo a questa volta a disposizione una farina gialla meravigliosa, regalo di mia suocera che l'ha avuta da parenti che macinano il loro granturco; è sottilissima, più del fioretto, ma - qua e là - sono rimasti dei granelli più grossi, croccanti, che rendono l'impasto più  consistente.

Ovviamente con questa ricetta partecipo all' MTC n. 43  .
il cui merito più grande è  - secondo me - quello di avermi fatto venir voglia di rileggere libri che avevo dimenticato; arrampicata sulla scala per cercare ispirazione  negli scaffali più alti della libreria, ho ritrovato titoli amatissimi, ma accantonati da tempo. Inutile dire che sono scesi dagli scaffali e adesso sono nel cesto di fianco al mio letto, pronti a farmi (di nuovo) compagnia.


6 commenti:

  1. Eccoti di nuovo, e con il mio amatissimo Porta!
    Per non parlare poi del Pan meino, che in casa nostra non manca mai.
    Ti invidio la farina della suocera, quella te la invidio proprio. Io che trovo solo il fioretto e nemmeno tanto sottile (tanto che spesso lo rimacino nel Ken) e che non arrivo di certo alla meraviglia che hai prodotto tu.
    Bravissima Sig.ra Fiordisambuco.
    Un bacione
    Nora

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  2. Cara Claudette! Capisco benissimo la frustrazione davanti a persone ignoranti ed arroganti. Si vorrebbe replicare per le rime, ma spesso non è possibile : vuoi come è successo a te per mancanza di parole o vuoi per educazione o quieto vivere.. e forse è meglio così, mai abbassarsi a livelli così infimi! Non facciamoci turbare da queste persone né facciamoci rovinare la giornata!

    Bella e divertente questa poesia in milanese :-) e hai ragione, essendo in dialetto si perdona anche qualche parolina forte! Adoro i dialetti, riescono a sintetizzare dei concetti anche complicati in poche parole, spesso facendo emergere il lato comico della situazione.
    Bellissimi i tuoi muffins ispirati al pan meino che ho visto nell’altro post è un dolce che ti contraddistingue ma anche a cui sei legata particolarmente da motivi affettivi.. e come potrebbe essere diversamente?
    Adoro la farina di mais e ne stavo giusto cercando una sottilissima per una ricetta, ma non riesco a trovarla. I fiori di sambuco sono un tocco magico e profumato ai tuoi muffins super super morbidi e perfetti!
    Grazie mille e un abbraccio!!

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  3. Ma bravissima, un post piacevolissimo e un'idea originale, sia per la poesia che per i muffin, te l'avrò detto un sacco di volte ma te lo ridico, mi incanta il tuo modo di scrivere.
    Complimenti, un abbraccio.

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  4. Profumo di sambuco a parte... ieri sera ti ho pensata, sto leggendo un libro in cui la protagonista è un'appassionata lettrice di Jane Austen, che si ritrova, per incanto, nei panni di una nobildonna di campagna del periodo della Reggenza, a vivere la vita di una delle sue eroine :-)

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    1. Se ti capita, prova a leggere Longbourn House di Jo Baker (ed. Einaudi); me lo ha passato in questi giorni l'amica bibliotecaria.
      Claudette

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  5. Ci sono cose che si possono dire solo in dialetto e che tradotte perdono di forza e di comicità! (In realtà ho sbirciato la traduzione, però il senso l'avevo capito!!)
    Non so, è che anch'io ultimamente ho dovuto scontrarmi molto spesso con l'arroganza di chi si sente sempre e comunque nel giusto e che non rispetta nemmeno le regole più elementari dell'educazione...

    Peccato che per questi muffins dovrò aspettare la prossima primavera, non avevo considerato l'idea di essiccare i fiori di sambuco...
    Buona serata

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