Fino al quaranta de masc se mola minga i strasc, dice il proverbio nostrano che mi lasciava perplessa quando ero bambina (ma come il quaranta di maggio?). E' meglio quindi che io mi rassegni e lasci perdere di pensare a merende sui prati dietro casa, all'acquisto dei fiori per il balcone o delle scarpe leggere col tacchetto che slancia.
Sarebbe più serio pensare a noleggiare un’arca, come quella di Noè per imbarcarmi con la Pulce e il signor Darcy, il canarino Ulisse e Polifemo il pesce rosso, gli ultimi libri ritirati in biblioteca e una congrua quantità di matassine di moulinè di ogni sfumatura per i ricami destinati a tutti i miei nipotini in arrivo.
Forse sarebbe ancora più serio pensare a dotarmi di un paio di stivali da pioggia, magari rosso fuoco, come quelli della Pulce: eviterei di arrivare in ufficio con i pantaloni - rigorosamente blu - bagnati fin sotto il ginocchio e le ballerine - altrettanto rigorosamente blu - che imbarcano acqua e fanno sguisc sguisc, come è successo l'altro giorno.
Il risultato della giornata è stato un paio di ballerine defunte, i miei piedi con sfumature blu (non solo per il freddo) e un mazzo di asparagi che ha cambiato destinazione: non la terrina di asparagi, ricotta e pane nero che Sabrine ha proposto pochi giorni fa, ma la sua vellutata di fave e asparagi alla quale da un po' facevo la corte: sapori e colori di primavera che mi hanno scaldato il cuore e riconciliato con la primavera di quest'anno, che sembrerebbe autunno se non fosse per la brillantezza di smalto dei colori.
INGREDIENTI
(le dosi riportate sono quelle di Sabrine; io le ho dimezzate,
ma ho fatto male perchè ne avrei gustato un secondo assaggio)
1 mazzo di asparagi (in realtà la mia era asparagina)
4 pugni di fave fresche
1 porro (che io ho omesso perchè il signor Darcy non ama il sapore dolce dei porri)
1 scalogno grande
un rametto di timo fresco (freschissimo perchè viene dalla pianta sul balcone!)
3 cucchiai di olio extra vergine di oliva
un litro di brodo di pollo
(sostituito con brodo di dado granulare perchè avere il brodo di pollo pronto non è cosa da tutti i giorni)
sale e pepe
sale e pepe
PROCEDIMENTO
Pulire le fave, lavarle e buttarle in un pentolino di acqua bollente per qualche minuto (Sabrine dice 3 ma io non sono mai precisa); quindi scolarle, passarle sotto l'acqua fredda e togliere le pellicina.
Pulire anche gli asparagi, lavarli e tagliarli a tocchetti 4-5 cm, tenendo da parte le punte.
Pulire lo scalogno e affettarlo sottile (idem per il porro se lo si usa). Rosolare nell'olio scalogno, asparagi ( e porro) in una pentola con i bordi alti, aggiungendo il brodo a filo quandole verdure sono sul punto di attaccarsi. Far bollire per 5 minuti, quindi aggiungere le punte degli asparagi e le fave sbollentate e mondate. Far bollire ancora per una decina di minuti al massimo, aggiungendo altro brodo se è necessario.
Aggiustare di sale (il pepe qui non è di moda), aggiungere le foglioline di timo e ridurre in crema con il frullatore a immersione.
Sabrine consiglia di lasciar riposare un po' perchè le creme di verdure migliorano se preparate in anticipo: il "riposo" per me è durato un quarto d'ora, dato che giocare d'anticipo in settimana per me è difficile. Comunque la vellutata è stata apprezzata anche senza riposo e senza le punte d'asparago e le favette decorative, che avevo coscienziosamente tenuto da parte, ma che mi sono mangiata mentre apparecchiavo la tavola.
Nota a piè di pagina n. 1: scartata la soluzione "Arca di Noè" e tenuto conto che gli stivali da pioggia, specie se rossi, susciterebbero i pettegolezzi dei miei colleghi, abituati alla mia noiosa sobrietà, forse la soluzione migliore sarà tenere in un armadio segreto in ufficio anche un paio di ballerine di ricambio.
Nota a piè di pagina n. 2 : una precisazione sull'asparagina, che non è la pianta d'appartamento d'altri tempi, quella ricadente, tristissima e verdolina, che una volta faceva (bella) mostra di sè sui pianerottoli; qui nel nord piovoso - non so altrove - vengono etichettati come asparagina gli asparagi di seconda scelta, quelli un po' più piccoli e magrettini.