mercoledì 6 gennaio 2016

L'augurio per il 2016

Vi auguro sogni a non finire
la voglia furiosa di realizzarne qualcuno
vi auguro di amare ciò che si deve amare
e di dimenticare ciò che si deve dimenticare
vi auguro passioni
vi auguro silenzi
vi auguro il canto degli uccelli al risveglio
e risate di bambini
vi auguro di resistere all’affondamento,
all’indifferenza,
alle virtù negative della nostra epoca.
Vi auguro soprattutto di essere voi stessi.

Jacques Brel


E io aggiungo, per me in primo luogo, l’augurio di saper cogliere le sfide, soprattutto quelle piccole (non sono un'eroina..), soprattutto quelle che servono solo a dimostrare a me stessa, che, nonostante l’età non sia più quella in cui si guarda al futuro come promessa, nonostante  i pensieri e  le preoccupazioni, a dispetto della  mancanza di tempo,  delle sconfitte e dei rimpianti, c’è posto, nella banale quotidianità della mia vita,  anche  per la leggerezza, per la bellezza, per un sorriso, per la dolcezza

E una sfida l’ho colta e l’ho vinta ancora prima della fine dell’anno, come avevo detto qui ….

Pulla: il Pandolce di Natale
(da "Fragole a merenda" di Sabrine d'Aubergine) 


Ingredienti

 

per l'impasto

80 grammi di burro (più un pezzetto per ungere la ciotola)
150 ml di latte
100 g di zucchero semolato
4 cucchiaini di cannella in polvere (la ricetta prevede anche 3 cucchiaini di cannella e 3 di cardamomo, 
spezia che in casa Fiordisambuco non è amata)
7 grammi di lievito di birra secco
400 grammi di manitoba
1 pizzico di sale fino
2 uova

per la glassa
1 uovo
3 cucchiai di latte
2 cucchiai di zucchero semolato

Procedimento

Mettere la farina in una ciotola ampia, unire il sale; mescolare con la frusta e formare un incavo al centro.
Tagliare il burro freddo  a fettine
Intiepidire il latte, aggiungere metà dello zucchero, la cannella e il lievito e mescolare bene; lasciar riposare una decina di minuti.
Con la frusta montare le uova con lo zucchero rimanente, aggiungere la miscela di lievito, latte & c. (che nel frattempo ha formato una schiuma densa in superficie) e versare tutto nella ciotola della farina.
Mescolare con il cucchiaio fino a che, raccogliendo tutta la farina, si forma un impasto appiccicoso e, a questo punto, raccogliete la sfida di trasformare questo "impiastro" in un impasto liscio e morbido.

Sabrine lo spiega alla perfezione: il trucco consiste nell'ungere le mani con il burro, un pezzetto per volta, e lavore quindi l'impasto prima nella ciotola e poi sulla spianatoia, a sua volta unta di burro, sbattendolo e  ripiegandolo su se stesso, girandolo poi di 90°  e via di seguito per circa 200 volte
Se proprio l'impasto è ribelle, lo si può addomesticare per renderlo più maneggevole lasciandolo riposare un quarto d'ora sotto una ciotola, sulla spianatoia unta.
Nel domare questo impasto non si deve essere pigri, come ho fatto io, che per risparmiarmi di  recuparare la spianatoia e lavarla ho usato l'asse della polenta (tafferia per i letterati) che, sotto i miei colpi, viaggiava qua e là per il tavolo.....
Quando l'impasto, alla fine del trattamento, è liscio, metterlo in una ciotola pulita e unta di burro; sigillare con la pellicola e lasciarlo riposare fino a che non è raddoppiato di volume (2-3 ore).


Poi sgonfiarlo, con il palmo della mano, ripiegarlo su se stesso nella ciotola; sigillarlo nuovamente e riporlo in frigorifero per una notte (tra le 12 e le 24 ore: io ho preparato l'impasto il pomeriggio del sabato per avere il dolce pronto la domenica sera, infornandolo nel pomeriggio.....)
Tirare fuori dal frigorifero l'impasto un'ora e mezza prima di cuocerlo; rovesciarlo sul piano di lavoro leggermente infarinato, sgonfiarlo, dividerlo in sei parti e da ciascuna ricavare un rotolino (devo dire che tutto sommato l'impasto era sufficientemente maneggevole..). Intrecciare tre rotolini per volta formando due trecce a tre capi.
Disporle su una teglia ricoperta di carta da forno e lasciar riposare ancora un'oretta al coperto.


Nel frattempo sbattere l'uovo con il latte;  spennellare le trecce e mettere in forno già caldo ( 220°); unire due cucchiai di latte e uovo con lo zucchero ottenendo una glassa densa con cui spennellare ulteriormente le trecce dopo i primi 15 minuti di cottura. 
 Infornare nuovamente fino a che la pulla è ben dorata e cotta anche all'interno (il mio forno fa i capricci e i 5 minuti suggeriti da Sabrine non sono stati sufficienti per la seconda parte della cottura: ce ne sono voluti quasi altri quindici che hanno cotto perfettamente il dolce  all'interno ma abbronzato un po' troppo l'esterno, senza però bruciarlo).
La Pulla, anche senza il cardamomo, è riuscita profumatissima e morbida, lievemente appiccicosa in superficie, lasciando anche le dita dolci e all'aroma di cannella: una delle due trecce è stata gustata la sera stessa della preparazione, accompagnata dal punch di Frau; l'altra è stata tagliata a fette e congelata e ha profumato la nostra prima colazione del giorno di Natale



E la prima sfida del nuovo anno è stata riuscire  mantenere viva, ancora una volta, la tradizione dei  pupulotti per l'Epifania, infornati di corsa lunedì sera, dopo cena e dopo il lavoro,  con l’aiuto della Pulce che, a dispetto dei miei capelli a carciofo, dei pantaloni sformati, delle ciabatte con calzini, delle occhiaie di quarantacinquenne alle dieci sera, mentre infornavamo biscotti passando con nonchalance casalinga da Springsteen a Van De Sfroos, mi ha guardato di sbieco e ha sentenziato “Mamma, sembri una ragazzina”, facendomi salire in gola una delle più belle risate di questi tempi…..



Nota a piè di pagina n. 1: lo so mancano parte delle immagini, ma quelle con la preparazione delle trecce sono sparite...

Nota a piè di pagina n. 2: il forno fa i capricci, l'ho già detto e infatti ne arriverà presto uno nuovo!

Nota a piè di pagina n. 3: il canto degli uccelli al mattino c’è (c'è anche il chiocciare delle galline); ci sono anche le risate di bambini perchè la Pulce è ancora nell’età in cui regala con uguale misura sorrisi, capricci, lacrime e risate. 
E'  sui sogni che devo lavorare, non perchè non ne abbia, ma perchè - per esperienza - ho timore di sognare.....

3 commenti:

  1. Sognare è quanto ci rimane per avere una spinta per andare avanti sempre. Accompagnate dalle risate dei nostri figli, dai loro capricci, dai sorrisi e dalle lacrime, nostre e loro.
    Io ho deciso di liberare un po' il cassetto dei sogni e cominciare ad aprire le ali. Se cadrò in volo la discesa sarà lieve, il paracadute sarà l'esperienza.
    Buon volo anche a te, verso nuovi orizzonti, con il tuo uccellino per mano....
    Nora

    RispondiElimina
  2. Auguri di un nuovo anno ricco di sfide ma con la soddisfazione di vincerne qualcuna, pieno dei sorrisi e delle risate del tuo cucciolo, di sogni perché ogni progetto inizia dal sogno... buon 2016!

    RispondiElimina